Roberto Ardizzone
Palermitano doc, per 37 anni Vigile del Fuoco.
Innamorato della poesia dialettale siciliana, coltiva la passione per la scrittura e per la recitazione (cinema indipendente e teatro) che sviluppa a tempo pieno dal primo giorno del pensionamento. (30 giugno 2011)
Frequenta assiduamente per tre anni (2014/17) il laboratorio di scrittura "Apertura a Strappo" di Porticello (Santa Flavia (PA)) di cui è stato socio e con cui scrive racconti brevi di vario genere ma soprattutto ironici, socio del NewBookClub anch’esso laboratorio di scrittura di Palermo, legato al Centro Tau, con cui ha una collaborazione attiva. Frequenta l'Associazione Culturale "Parru cu tia" di Bagheria con cui partecipa ad un altro proficuo laboratorio e con cui partecipa all'evento-spettacolo "Voci e volti di Sicilia "La mia vita vorrei scriverla cantando" in memoria di Ignazio Buttitta, nella veste di narratore, insieme ad Alessia Di Maria cantante, Francesco Maria Martorana chitarrista e Paolo Zarcone chitarrista e cantastorie. l'evento viene portato in tournèe per le province siciliane per tutto il 2018.
Fa parte dell'associazione cinematografica indipendente "Kàlama film", con la quale partecipa al cortometraggio "Indaco" di cui è protagonista; al mediometraggio “Ci vogliono due uomini per fare un fratello” come co-protagonista, partecipa anche al film di genere dark-fantasy "Vork and the Beast" nelle vesti di co-protagonista e che viene proiettato in prima internazionale il 18 gennaio 2018 a Palermo,
Chi era Giuseppe (Peppe) Schiera protagonista del mio libro:
Poeta dialettale siciliano vissuto nella prima metà del secolo scorso, di famiglia molto povera ma prolifica (è stato il diciottesimo figlio).
Ragazzo vive di espedienti, rubacchiando qua e là per rimediare alla fame. Dopo varie vicissitudini in cui conosce pure il carcere militare per il furto di un fucile, incontra Margherita Vaccaro di cui si innamora perdutamente e per amore decide di andare per la retta via. Sfruttando la sua capacità di trasformare in versi tutto ciò che vede, scrive poesie, il suo pane è l'ironia e comincia a vivere la sua attività come artista di strada.
Palermo è il suo Hide Park, con il suo sgabellino e i suoi pizzini in cui trascrive le sue opere, va in giro nelle piazze più frequentate, declama e chiede in cambio qualcosa per vivere, Con la sua "Ti piaciu a risata? e uora amu a mettiri a pignata! Aiuta a Peppe Schiera, a fabbrica du pitittu" e cioè "Ti è piaciuto ridere? e adesso dobbiamo mettere la pentola sul fuoco, aiuta Peppe Schiera, la fabbrica dell'appetito!" in qualche modo riesce a tirare avanti la famiglia, è ignorante ( non finì le elementari) e non sa niente di politica, ma c'è in lui un naturale rifiuto verso l'ordine costituito e sviluppa una grande antipatia verso il regime fascista di allora, e per questo amo definirlo "Anarchico e antifascista senza saperlo", scrive versi come "U duci nni cunnuci, contru u palu da luci" e cioè "Il Duce ci conduce contro un palo della luce" e questo lo porta a subire persecuzioni continue da parte del regime. La sua vita finisce precocemente ad appena 45 anni. Il 9 maggio del 43', rimane vittima del bombardamento degli americani su Palermo, che causò migliaia di morti tra la popolazione civile. La moglie, pazza di dolore e spaventata delle continue persecuzioni fasciste, brucia tutte le poesie del marito che erano raccolte in un cassetto!
Il libro:
Amo la poesia dialettale siciliana, più volte mi sono ripromesso di fare una ricerca sulle poesie di Giuseppe Schiera, un giorno mi capita sul web di trovarne una che ironizzava sulla tv e chi l'ha messo sostiene che sia sua. Peppe morì nel 43' la tv in Italia arrivò nel 54' chiaramente è un falso! Dopo poche ore mi ritrovo per caso tra le mani un ritaglio del giornale L'Ora di Palermo del 21 marzo del 65' in cui il grande giornalista e commediografo Salvo Licata fa una riflessione:
" È sperabile, che qualcuno degli studiosi delle nostre tradizioni popolari, si prenda cura di Giuseppe Schiera, prima che il tempo lo cancelli dalla memoria di quelli che lo conobbero."
E' un messaggio di Salvo Licata o di Peppe Schiera mi chiedo, decido di provare e comincio la mia ricerca, raccogliere le sue poesie sparse qua e la non è semplicissimo, riesco a racimolarne un ottantina, ma durante la ricerca mi accorgo che la leggenda popolare ha distorto gran parte della storia della sua vita; devo cercare la verità, mi dico, vado nei vicoli dove ha vissuto, trovo alcuni parenti rimasti, consulto documenti negli archivi storici e mi rendo conto, man mano che vado avanti, di trovarmi di fronte un uomo molto diverso da quello descritto in alcuni opuscoletti in giro dagli anni scorsi a Palermo, mi trovo davanti dei falsi storici, trovo pure la storia di Margherita Vaccaro, la moglie che lui amò tantissimo, la donna che la leggenda popolare ha in qualche modo nascosto, oscurato, trascurato; donna che fu capace di sorreggerlo fieramente fino all'ultimo giorno, nella grande avventura della vita. Alla fine della mia ricerca, durata tre anni, mi trovo davanti, la storia di un grande poeta e del suo grande amore. Non potevo più limitarmi a scrivere una fredda biografia per raccontarne la vita. Allora scelgo di scrivere la storia romanzata di Peppe e Margherita, come fossero due diari incrociati cronologicamente e che raccontano nel modo più vicino possibile alla realtà, della "fuitina", del loro matrimonio, dei guai passati con la giustizia, dell'incontro e alla conseguente grande amicizia di Peppe con il poeta bagherese suo collega contemporaneo Ignazio Buttitta, del suo grande desiderio mai realizzato di essere padre, fino alla sfortunata morte! In tutto questo, non ho voluto rendere troppo triste la sua storia, l'ho raccontata con un po' di ironia, come credo, sarebbe piaciuto a lui, a Peppe Schiera!